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Aiutiamo i professionisti della pediatria ad aumentare le proprie competenze nella comprensione del contesto psicologico che riguarda il bambino - fino all'età del giovane adulto - e le famiglie, in relazione agli scenari di possibile disagio o difficoltà che possono attraversare.

Il team di PSIBA

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I genitori che  chiedono aiuto al pediatra sono portatori di forti emozioni: si sentono al limite della sopportazione, pieni di rabbia e di sofferenza, sopraffatti dallo sconforto.

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Nei bambini piccoli i problemi del sonno si verificano infatti nel 25-30% degli individui e impattano in modo significativo su tutto l’equilibrio familiare.

Il pediatra è il primo referente a cui le famiglie si rivolgono per cercare una soluzione ai problemi del sonno dei loro bambini. I genitori che  chiedono aiuto al pediatra sono portatori di forti emozioni: si sentono al limite della sopportazione, pieni di rabbia e di sofferenza, sopraffatti dallo sconforto.

I problemi del sonno infantile sono infatti  una delle principali fonti di stress per i genitori e sono stati associati  con uno stato di affaticamento del genitore che impatta con la relazione di coppia, con la relazione con il proprio bambino, con la salute mentale della madre, con un ridotto senso di competenza e con una ridotta qualità della vita.

Nei bambini piccoli i problemi del sonno si verificano infatti nel 25-30% degli individui e impattano in modo significativo su tutto l’equilibrio familiare.

Ma cosa intendiamo con  “disturbi del sonno”?    Problemi di addormentamento, risvegli notturni, movimenti ritmici legati al sonno come sbattere la testa, dondolare e rotolare il corpo.

Opposizione al momento dell’addormentamento, continue richieste di rassicurazione, paure e a volte enuresi notturne.

Cosa sappiamo della “fisiologia del sonno”?

I neonati non fanno alcuna distinzione tra giorno e notte. Con la crescita però il tempo di sonno diminuisce a circa 14 ore al giorno e i bambini dall’età di 1 mese, cominciano a  sperimentare  una differenziazione giorno/notte. Intorno ai 3 mesi  si stabilisce un modello diurno con un periodo di sonno più lungo durante la notte e brevi pisolini durante il giorno.  A 9 mesi , il 70-80% dei bambini dorme  tutta la notte, richiedendo  ancora  due pisolini di 2-4 ore al giorno.

Anche la qualità del sonno subisce  notevoli variazioni.  I bambini sotto i 4 mesi entrano nel sonno attraverso la fase REM (sonno attivo) e dai 6 mesi  si svilupperanno le fasi del sonno  con un passaggio per gradi dalla veglia al sonno profondo con successiva risalita al sonno REM sino ad una regolazione fluida dell’alternarsi  del sonno REM al sonno nREM(sonno tranquillo).

Ma esistono davvero problemi legati al sonno?

Nella popolazione di  bambini dai  3 ai 5 anni  le difficoltà ad addormentarsi e i risvegli notturni si presentano oggi  nel 15-30% della popolazione infantile e comprendono paure notturne, incubi, difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni, sonnambulismo e panico notturno.

Nei bambini dai 6 ai 12 anni la frequenza dei problemi  del sonno si aggira intorno al 37% dei casi e si manifesta con opposizioni nel momento di coricarsi, ritardo o ansia all’inizio del sonno e sonnolenza diurna.

Varie sono le cause che interferiscono sulla non acquisizione o sulla perdita dei ritmi del sonno. Frequentemente esse non sono evidenziabili (insonnie primitive), mentre altre volte vi sono  chiare correlazioni con fattori estrinseci (insonnie secondarie). Saperle riconoscere è determinante per sostenere una famiglia in modo efficace.

Come possiamo riconoscere le cause dell'insonnia?

Insonnie primitive e insonnie secondarie

Al gruppo delle insonnie primitive appartengono molti disturbi del sonno del lattante senza una causa organica. Spesso si tratta di  difficoltà dell’addormentamento o del mantenimento del sonno , indotte dai comportamenti dei genitori e dall’ambiente.  Genitori  che vanno in ansia o gestiscono pianti notturni con rituali che abituano ad addormentarsi con loro e che trasferiscono il bambino da una stanza all’altra o da un letto all’altro continuamente. Parliamo quindi di  “ pianti notturni condizionati”

 Dottoressa il mio bambino piange così tanto che  trascorriamo la notte facendo avanti indietro da una camera all’altra…o  mettendoci in macchina e facendo la tangenziale per ore. Il nostro lettone ormai è affollato dai nostri bambini…

Le insonnie secondarie invece  ci introducono nei disturbi del sonno indotti da cause ben identificabili.

Fra di esse riveste un posto di rilievo  l’allergia alle proteine del latte che  è stata accertata essere un elemento eziopatogenetico accertabile di coliche e di turbe del sonno.

Turbe nella regolazione del respiro  (scriverei disturbi respiratori) possono essere un’altra causa delle difficoltà di addormentamento, di risvegli frequenti, di crisi e di paure notturne. 

Altre volte invece si tratta di “un sonno problematico” con difficoltà di addormentamento  e successivi continui risvegli durante la notte. In alcuni bambini tali comportamenti possono essere considerati come la diretta conseguenza dell’addormentamento in fase REM.

Vi sono poi altre  cause fisiologiche che disturbano il processo del sonno.

 Le Parasonnie sono ad esempio fenomeni del sonno caratterizzati da comportamenti  abnormi o eventi fisiologici che si  verificano durante il sonno o durante la transizione dal sonno alla veglia. 

Il Sonnambulismo, il parlare nel sonno, i terrori del sonno sono  parasonnie n-REM  correlate che si verificano durante il sonno profondo o nella prima parte della notte . Gli incubi notturni invece poiché si verificano durante il sonno REM avvengono  durante la seconda parte della notte.

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